Tempi duri per i pongisti del’ACLI LUGO piccoli e grandi, causa il famigerato coronavirus. La palestra è chiusa, desolatamente vuota e muta, i tavoli smontati sono nello sgabuzzino, il suono della pallina che rimbalza e vola è un ricordo sfuocato.
Nell’aria si percepisce l’assenza di qualcosa di familiare e che latita: sono le voci allegre dei ragazzini della scuola diretta da Catalin Picu.La cosa triste è che non si risolverà in tempi brevi.Ricevo un messaggio in whatssApp di Michele, 15 anni compiuti a gennaio, uno dei più promettenti. Mi scrive che per ammazzare il tempo in mancanza degli allenamenti ha imparato a tirare la pasta sfoglia e ha fatto i suoi primi cappelletti. “te li porto?” Certamente gli rispondo e ci diamo appuntamento al cortile della palestra.Arriva da Sant’Agata col suo cinquantino.
Fin qui nulla di strano ma si muove anche col brutto tempo, col freddo e con la pioggia, stoico gladiatore delle due ruote, altra grande passione dopo il ping pong. Per quanto serio e concentratissimo quando gioca, per quanto è solare fuori dal campo col sorriso aperto a portata di mano.
Li ho mangiati in brodo i suoi cappelletti.Gli do 8 come voto, come incentivo a migliorarsi: la pasta è tirata molto bene, qualche cappelletto si aperto nella bollitura e il ripieno è da aumentare un po’.E cosi dopo il motore e il ping pong ora in questi tempi, perché no tirare di cappelletti.
Esiste ancora la meglio gioventù, Michele è un esempio da imitare.Alla prossima mangiata.
P.C.